mercoledì 24 marzo 2010

De rerum natura (Capitolo II) - "José Calamé"


PREMESSA

Il sottoscritto non si riterrà responsabile delle eventuali conseguenze causate agli eventuali 2-3 malcapitati che si accingeranno a leggere le prossime righe da qui in avanti. Possibili catastrofi ed eventuali suicidi di massa non saranno rimborsabili né imputabili alla mia medesima persona in nessun modo. Si rimanda ad eventuali e ripetute sedute di analisi per i disturbi conseguiti alla lettura di questo trattato. Ogni protesta pervenuta, sia essa un commento, una mail, una cartacea missiva, un piccione viaggiatore, un segnale di fumo, un messaggio telepatico, un proiettile in busta, una saetta di Zeus, varie ed eventuali, sarà cestinata immediatamente.


Martedì 23/03/2010

Ore 19.54: giungo sul luogo di lavoro della mia ragazza, ancora in stato catatonico. Mi viene intimato di smettere di fare il cretino e di togliere quell'espressione da ebete dal viso. Ma prontamente, con fare da autistico, rispondo che in quello stato ci sono davvero e balbetto qualche parola esplicativa su ciò che mi è appena successo.

Ore 19.58: parzialmente ripreso inizio a conversare con la mia ragazza su altri avvenimenti della giornata, tra i quali il resoconto di una clamorosa telefonata ricevuta la mattina.

Ore 20.00: entra una collega della mia ragazza che da questo momento chiameremo col nome di fantasia Miss S.

Ore 20.00 (e 50 secondi): dopo saluti e convenevoli inizia una discussione a 3 su argomenti di natura più o meno frivola, dalle merende pomeridiane ai grissini, dalla nutella ai prossimi matrimoni, da futuri acquisti a scollature improponibili, di doti fisiche e di sederi prorompenti, di seni naturali e di décolleté farlocchi, di Pirati dei Caraibi 4 e di mostri marini alternativi... (nel frattempo è entrata una quarta persona, un giovane che per motivi di riservatezza chiameremo Mr. L.

Ore 20.08: ormai stanco della scarsa profondità intellettuale dei precedenti discorsi decido di sventolare un po' l'invito cartaceo che continuavo a recare nella sinistra. Miss S, incuriosita, mi chiede cosa fosse. Io, brevemente, le dico di che si tratta, ma, ahimè, non riesco a non citare le peripezie che ho dovuto affrontare per ottenere quell'inutile cartaccia. Dopo aver elencato alcuni dei molteplici argomenti di cui prima, vengo fermato, con ingenua curiosità alla citazione "Santo Graal". Mi viene chiesto: "Cos'è il Santo Graal". Un po' allibito dico: "prego?". Domanda ripetuta, con invariata, infantile, cadenza. Brevemente cerco di dare una definizione, ma poco prima Mr. L spara la sua supposizione con risoluta certezza: "E' un santo, no?". Risate strozzate.

Ore 20.11: Dopo aver chiarito finalmente in termini poverissimi che cosa fosse il Graal (tralasciando ovviamente etimologie ed altre interpretazioni, per evitare ulteriori turbamenti psichici agli astanti, mia woman esclusa ovviamente...) vengo fermato con ulteriori domande che aprono un dibattito su un nuovo concetto, nuovo all'interno della serata s'intende: la Trinità. Perché e com'è possibile che Gesù e Dio siano la stessa persona (Spirito Santo ovviamente relegato al ruolo di terzo incomodo). Io cerco di uscire dall'eventuale polverone che sarebbe potuto scoppiare tentando ipotetiche spiegazioni e dico brevemente: "O ci credi o non ci credi. Nessuna spiegazione". E Miss S. (incalzante): "Sì, ma perché Gesù diceva sulla croce Padre, perché mi hai abbandonato?". Ed io: "parlava da solo, con se stesso". E lei: "Sì, ma come diceva? ...José José... Sbigottimento generale, o meglio. Sbigottimento mio e della mia metà. Mr. L guarda inespressivo. Parte la ridarola.
Inutilmente cito le testuali parole: Eloi Eloi Lama Sabachthani. Dopodiché racconto la barzelletta chiambrettiana sul più famoso José dell'attualità, il mio caro Mourinho. "Qual'è la differenza tra Mourinho e Dio? Dio non si è mai sentito Mourinho".

Ore 20.15: La discussione continua, tra risatine e sproloqui, finché Miss S, torna ingenuamente a chiedere: "Com'erano allora le parole? Calamé calamé...?" Ridarola generale e forte mista a sbigottimento e senso di inutilità. Come preso da follia fulminante inizio a correre a schiena china intorno alla stanza. Quasi una danza liberatoria, atta a liberarmi da quelle minchiate. In quel momento parte in me una strana consapevolezza: dovevo scrivere tutto. Dico che quelle appena sentite stavano senz'altro nella Top 3 delle più grandi minchiate sentite in vita mia. L'inutile Mr. L, cercando momenti di gloria, mi consiglia di scrivere un'intera enciclopedia, anziché un misero libro. Gioventù bruciata.

Ore 20.20: saluto tutti ed esco da quel luogo formativo. La follia riesce comunque ad ispirarmi e pertanto comincio a meditare sulle parole da scrivere da lì a poco.

Ore 20.23: sulla strada del ritorno mi chiedo se immortalare le assurdità appena vissute sia cosa buona e giusta. Alla fine assalito da infinita voglia di scrittura opto per il sì.


Ore 20.48: giunto a casa, dopo aver sbrigato altre cosette che non val la pena di citare, mi siedo ed inizio a ricordare, raccontare, scrivere...



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