sabato 7 marzo 2009

10 anni senza Stanley


"Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato."
S.K.


Sono già passati dieci anni da quel 7 marzo del 1999, in cui tristemente abbiamo dovuto dire addio ad uno dei più grandi cineasti della storia. Stanley Kubrick si spense all'alba, nella sua residenza in campagna nei pressi di Londra, pochi mesi prima di compiere 71 anni. Su di lui è stato detto tutto. Sarebbe superfluo ripetere ancora quanto è stato scritto. Per omaggiarlo, dunque, mi limiterò a spendere soltanto qualche parola sul mio personalissimo rapporto col Grande Maestro, nato anch'esso 10 anni fa, qualche mese dopo questa data. Sono entrato nel cinema kubrickiano dalla porta d'uscita, ovvero dalla sua ultima opera Eyes Wide Shut. A dire il vero c'era già una sua pellicola che avevo visto molti anni prima: si tratta di Spartacus. Fui costretto a vederlo da mio nonno, appassionato di film storici e western, al quale non importava molto chi fosse quest'attore o quel regista. Dunque direi la visione non è valida, visto che ero soltanto un bambino e inconsapevole di quale autore si celasse dietro quell'opera. Oltre che inconsapevole ero anch'io un tantino insensibile dal punto di vista artistico, o meglio non avevo ancora scoperto quella vocazione alla grande arte che si nascondeva dentro di me. Era ancora assopita, necessitava di una scossa, di un defibrillatore intellettuale che la destasse. Tale scossa arrivò proprio con la visione di Eyes Wide Shut. Mi presentai in sala con due amiche, parzialmente ignaro di ciò che stessi andando a vedere. Alla fine del primo tempo, subito dopo la sequenza dei riti orgiastici, volevo già andar via. Digerire quella potenza di immagini forti, spuntate sullo schermo inaspettatamente, non era ancora per me. Ma anni dopo seppi apprezzare lo stesso film, dopo una nuova visione in seguito alla lettura del romanzo di riferimento, Doppio sogno di Arthur Schnitzler.

Opinioni diametralmente opposte, dovute anche al fatto che nel frattempo avevo già metabolizzato ben altre opere kubrickiane, ignorate o misconosciute fino a poco tempo prima. La folgorazione arrivò con Arancia Meccanica, film che conobbi prima per fama che per visione diretta. Scandali, censure, divieti, influenze negative mi avevano turbato in un certo modo. Ma ormai ero maturo per una conoscenza diretta dei fatti, e così, all'età di vent'anni, ebbi l'occasione di vederlo. Videocassetta uscita con un quotidiano, non ricordo se fosse il Corriere della sera o La Repubblica, prestatami da un amico. E fu subito amore. Anzi, AMORE! Ah, quel modo leggero e leggiadro di trattare la violenza! E poi il linguaggio dei protagonisti, le locations perfette, il futurismo e le stranezze insolite per gli anni 70, epoca in cui fu girato. Cominciai a capire dove e come si nasconde la bravura del regista all'interno di un'opera, cosa che mi fu sempre più chiara guardando via via tutti gli altri capolavori della sua pur breve, ma intensa filmografia.

E venne il grande 2001, opera di grandezza e importanza incommensurabile, per tutta la storia del cinema. Una lentezza disarmante accompagnata magistralmente dalla musica di Strauss, ma anche da scene di forte tensione, come i momenti che fanno seguito alla ribellione e successiva eliminazione di Hal 9000. Per non parlare del forte impatto visivo di certe inquadrature, oltre all'indimenticabile passaggio dai primati all'uomo del futuro, migliaia di anni simboleggiati da un osso scagliato in cielo. Geniale!


E poi Barry Lyndon, visto in una notte tutto d'un fiato, nonostante la lunghezza potesse spaventare chiunque. Che capolavoro, che invenzioni, che tecnica! Superbo l'uso delle luci naturali, catturate mediante l'utilizzo di una super lente Zeiss per una spettacolare fotografia "pittorica", capace di ridare l'esatta immagine dell'epoca. Chi avrebbe mai detto che qualche anno più tardi avrei potuto vedere dal vivo quel super-obiettivo! Ma di questo accenneremo dopo...

E poi via via vennero tutti gli altri: Shining, che per un'ottima metabolizzazione ho dovuto rivederlo più volte. Un Jack Nicholson superlativo, forse al meglio delle sue capacità, e delle sequenze da brivido fanno di quest'horror psicologico uno dei migliori del genere. Un film unico anche dal punto di vista tecnico, con il perfezionamento di uno strumento inventato qualche anno prima dall'operatore Garrett Brown, ma portato ai massimi risultati proprio da Kubrick in Shining: la steadicam. Impressionanti le sequenze in cui la macchina da presa segue da vicino il piccolo Danny mentre gira sul triciclo per gli spettrali corridoi dell'Overlook Hotel, o la claustrofobica fuga dello stesso bambino nel labirinto esterno, quando il padre Jack, ormai completamente fuori di testa, lo insegue per ammazzarlo barbaramente.

E poi fu Full Metal Jacket, visto più di una volta tra i Bellissimi di rete 4, la cui prima parte contiene una sequela di battute indimenticabile per gli appassionati di citazioni; personaggi ben delineati, violenza sempre mascherata ironicamente, come già per Arancia Meccanica. Ottime prove dei diversi attori, su cui spiccano senz'altro il sergente di ferro Hartman, interpretato magistralmente da R. Lee Ermey e il soldato "Palla di lardo", i cui panni sono vestiti da un giovanissimo Vincent D'Onofrio. Ma ciò che più colpisce è davvero la sceneggiatura, soprattutto nella prima parte, dove viene raccontato l'addestramento dei marines. Indimenticabili le parole dell'invasato Hartman, come le canzoni e le preghiere che insegna via via ai soldati. Cito la preghiera del fucile, ma avrei la tentazione di ricopiare l'intera sceneggiatura...


"Questo è il mio fucile. Ce ne sono tanti come lui, ma questo è il mio. Il mio fucile è il migliore amico e la mia vita. Io debbo dominarlo come domino la mia vita. Senza di me il mio fucile non è niente. Debbo colpire il bersaglio. Debbo sparare meglio del nemico che cerca di sparare me. Debbo sparare prima che lui spari me. E lo farò a cospetto di Dio. Giuro su questo credo. Il mio fucile e me stesso siamo difensori della patria, siamo i dominatori dei stessi nemici, siamo i salvatori della nostra vita e così sia. Finchè non ci sarà più nemico ma solo pace. Amen."


Passai dunque a recuperare e vedere le primissime opere del maestro: Il bacio dell'assassino, con la meravigliosa sequenza dei manichini; Rapina a mano armata, noir di straordinaria fattura e capace di
tenere col fiato sospeso fino alle ultime battute (fonte di ispirazione anche per alcuni film di Quentin Tarantino); Orizzonti di gloria, forse il più bel film di guerra mai realizzato, dove le immagini di vero combattimento sono ridotte a pochi minuti, mentre la vera battaglia è una grande partita a scacchi tra coloro che dirigono i giochi dall'esterno, ben lontani dalla trincea;


Lolita, forse la pellicola più famosa di Kubrick, ma paradossalmente quella che tra tutte mi ha convinto un po' meno; bello, senza dubbio, ma da rivedere in futuro per un opinione più dettagliata; Spartacus, rivisto e
apprezzato
in età adulta, il film meno kubrickiano tra tutti (anche perché la produzione inizialmente l'aveva affidato ad Anthony Mann), ma che ciononostante conserva degli spunti interessanti.


Infine Il dottor Stranamore, ultimo film all'appello ma non certo per importanza, che sempre mi ero proposto di vedere ma per un motivo o per l'altro non trovavo il tempo. Quando ci sono riuscito ho rimpianto il tempo perso in passato: una comicità fuori dalla norma, con un Peter Sellers al massimo della forma contornato da altri interpreti perfetti come l'istrionico George C. Scott e un folle Sterling Hayden; un umorismo nero e sagace, una sceneggiatura osannata dalla critica dove giganteggia Sellers, grazie alla possibilità di interpretare ben tre personaggi completamente diversi tra loro. Un vero capolavoro. Un altro, l'ennesimo, capolavoro.


Manca, a dire il vero, ancora un film all'appello. E sarebbe oltre tutto il primissimo lungometraggio di Kubrick, il quasi introvabile Paura e desiderio, autoprodotto e girato nel 1953 con un budget a dir poco limitato. Dico "quasi" perché fino a poco tempo fa girava qualche copia di scarsa qualità su internet, nonostante si dica che lo stesso regista l'abbia definito "un tentativo serio realizzato in modo maldestro" e ne abbia fatto rimuovere ogni copia esistente.
Invece, dalla fine del 2008, possiamo trovarne in giro anche una bella copia in Dvd, in edizione originale con sottotitoli in italiano, distribuito dalla Mondo Home Entertainment
. A dire il vero è un'edizione spartana, assolutamente essenziale, in cui non è presente alcun extra, ma tant'è... un kubrickiano accanito non può perdere la ghiotta occasione, così l'ho preso immediatamente, alla modica cifra di € 9,90! Visto il giorno stesso ed apprezzato tantissimo nonostante ne avessi sempre letto opinioni negative. Più che un film, lo si potrebbe definire una vera dichiarazione programmatica, perché vi possiamo trovare in nuce tutti i temi della sua filmografia futura. Un film che usa la guerra come sfondo, ma che non la tratta come tematica. Vi troviamo invece la violenza, la crudeltà della natura umana, un destino ineluttabile che porta gli uomini a uccidersi a vicenda, salvo poi accorgersi alla fine di essere del tutto simili o addirittura uguali. Una sorta di "Homo homini lupus" hobbesiano trasportato in una situazione ipotetica e universale, come già viene dichiarato dalla voce narrante all'inizio, le primissime parole cinematografiche del maestro:

"C'è la guerra in questa foresta: non una guerra che è stata già combattuta, né una che lo sarà in futuro, ma una qualsiasi guerra. E i nemici che lottano qui fra loro non esistono a meno che noi non li facciamo esistere… Sono le forme sempre uguali della paura, del dubbio e della morte, provengono dal nostro mondo. I soldati che vedete parlano la nostra lingua e sembrano nostri contemporanei, ma il loro solo paese è la mente"


Io e Kubrick, dunque. Un rapporto, come detto in cima a questo post, iniziato dalla porta d'uscita (Eyes Wide Shut) e conclusosi (solo a livello di prima visione) oltrepassando al contrario la porta d'ingresso (Paura e desiderio). Un amore sbocciato dopo la visione di Arancia Meccanica e consolidato con tutti gli altri capolavori, difficilmente ordinabili in un'ipotetica classifica. Un amore che avuto il suo momento massimo il 15 dicembre 2007, a partire dalle ore 15.00, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, quando ho potuto entrare direttamente in contatto con l'arte del maestro attraverso una stupenda mostra, il cui ricordo difficilmente potrà uscire dalla mia memoria.


Ancora oggi non riesco a trovare parole che riescano a descrivere quella profonda emozione che provai di fronte a tutti quei cimeli. Quattro ore piene passate all'interno di quelle sale, a contemplare ogni foto, ogni oggetto, ogni cosa. C'era tutto il possibile, copioni, appunti di regia, plastici, costumi originali, ricostruzioni di ambientazioni sceniche, e poi quante, quante foto! Stupende. Muri pieni di foto di scena, foto scattate da lui, foto che lo ritraevano nei momenti più disparati. Le maggiori emozioni me le hanno riservate le sue varie attrezzature, varie macchine da presa, una sedia a rotelle usata come carrello, diversi obiettivi, fino ad arrivare alla vetrinetta con "l'ospite d'onore" della mostra: la mitica lente Zeiss, prodotta dalla NASA, con la quale potè girare le scene a lume di candela in Barry Lyndon. E poi quanti cimeli relativi ai vari film... ora la memoria mi confonde, ma ricordo chiaramente il kit di sopravvivenza de Il dottor Stranamore, il bastone di Alex di Arancia Meccanica, l'elmetto di Joker di Full Metal Jacket, il pugnale, l'ascia e i costumi delle gemelline di Shining, alcuni costumi di Barry Lyndon, diverse maschere di Eyes Wide Shut, e tantissimo altro. Un'intera sezione era dedicata al capolavoro 2001: Odissea nello spazio, con riproduzioni di Hal 9000 e del Bambino delle stelle, e in più una ricostruzione del set primitivo del film, dove mediante una camera puntata ci si ritrovava proiettati all'interno della scena. E poi ancora un'ampia sezione che mi colpì particolarmente: quella dedicata ai vari progetti mai portati a termine da Stanley. Su tutti Napoleon, una mega produzione mai realizzata per mancanza di fondi: c'era già pronta una super sceneggiatura (in copia originale al centro di una vetrinetta), tratta dallo studio di un intera serie di libri storici (tutti in mostra), che doveva portare a un film di durata spropositata (4 ore circa). E non mancavano certo reperti e testimonianze su A.I. Intelligenza artificiale, ideato e sceneggiato dallo stesso Kubrick, salvo poi venire momentaneamente messo da parte per dare spazio ad Eyes Wide Shut. La morte improvvisa ne impedì la realizzazione successiva, passata poi alle mani dell'amico Spielberg.


All'uscita dalla mostra non ho potuto fare a meno di comprare il relativo catalogo, edito da Giunti, a dire il vero un po' deludente, non tanto per i contenuti, quanto per la carenza di illustrazioni. Dopo tutte le foto meravigliose viste alla mostra pensavo di ritrovarne qualcuna in più tra le pagine del volume. Pazienza. Ho notato comunque che sul web se ne trovano molte, tranne forse alcune molto rare, che appartenevano ancora alla moglie Christiane. Non si potevano scattare foto purtroppo, o almeno non credo. Non vedendo nessuno con la macchina fotografica in mano non mi sono permesso neanche di chiedere. Però uno scatto rapido (anche se di qualità discutibile a causa della posizione nascosta con cui è stato preso) sono riuscito a rubarlo... anzi due! Ma l'oggetto è lo stesso, la mitica sedia del regista, con tanto di nome sopra! Si trovava proprio all'ingresso della prima sala, ovviamente all'interno di una vetrina, e in un attimo clicchete
clicchete
! Le mostrerò, e su queste concludo questa mia interminabile, ma pur breve, disquisizione. E dico breve con convinzione, perché nessuno può immaginare quanta sintesi mentale devo impormi per controllare il turbinio delle mie dita sulla tastiera ormai lisa...



Ciao Stanley!
Non puoi immaginare quanto manca il tuo genio al mondo del cinema. L'unica cosa positiva sta nel fatto che rivedendo anche mille volte le poche opere che ci hai lasciato riusciamo sempre a trovare particolari inediti che ce le rimostrano sotto una nuova luce.

2001 GRAZIE!