martedì 22 luglio 2008

Nuova compagna (di avventure)



Eccola ve la presento!



lunedì 21 luglio 2008

L'ultima saracinesca


Ieri sera, dopo 201 giorni esatti, ho chiuso per l'ultima volta quella dannata saracinesca. Come sono solito fare anche nei momenti peggiori della mia vita, ho provato persino un senso di nostalgia nel vedere quelle mura, quelle vetrate, quei computer da rottamare, quelle carte e cartacce, quei numeri svolazzanti e fluttuanti qua e là. Una strana perversione che mi contraddistingue da sempre. Ma col passare dei minuti, ormai ore, mi rendo conto che il senso di libertà ritrovata va facendosi largo in me. Fa a spallate coi ricordi, la cui stragrande maggioranza "indossa" il polo negativo. Adesso mi servirà una scossa, qualcosa che mi spinga a non pensare più alle stesse cose che mi tormentano da circa sette mesi. Forse ho già trovato l'oggetto del mio desiderio, ma al momento non voglio parlarne. Voglio solo riposare, dormire, far tardi la mattina e oziare, eliminare le tossine e tornare a respirare. Tutto il resto non conta, o almeno non più. La saracinesca ormai è chiusa, ho consegnato stamattina le chiavi, ho lasciato tutto alle spalle, tranne il senso di amarezza che ogni tanto risale come rigurgito infernale. Ma passerà anche luglio, e poi finalmente andrò via.

martedì 15 luglio 2008

Maschere


Ho mantenuto la promessa. Ieri, lunedì, giorno X, ho compiuto la mia missione. Domenica prossima chiuderò per l'ultima volta quella dannata saracinesca per aprirne un'altra (chissà dove, chissà quando...). Innanzi tutto sarò un uomo libero. Povero sì, ma libero. Sarà difficile riappropriarsi subito della libertà mentale di un tempo. Ma almeno avrò la possibilità di provarci. Torno ad essere un senzametalibero, piuttosto che un senzametaprigioniero. Ieri ho trovato la forza e il coraggio di affrontare il nemico. Lo scontro però è stato impari. Dopo un mio esordio garbato e amichevole, ho avuto quello che non mi sarei MAI aspettato: un riscontro ancor più garbato e inaspettatamente generoso. Mi sono sentito improvvisamente il cattivo della storia, un visionario che si lamenta per soprusi inesistenti, un folle, un ingrato. Sono andato via con un senso di liberazione, certo, ma anche con un forte smarrimento cerebrale, dovuto al pronostico non azzeccato. Ma stamattina, mio malgrado, ho potuto scoprire che il folle non ero io. Avevo ragione, anzi, di più. Il nemico sembrava sincero nei suoi discorsi di ieri, ma oggi ha confermato tutta la sua idiozia, la sua incompetenza e la sua vigliaccheria. Si è lamentato con la persona a me più cara. Il tutto alle mie spalle, senza curarsi della figura che avrebbe fatto quando lei mi avrebbe raccontato tutto. Ecco la doppia faccia: la maschera buonista e comprensiva di ieri fa posto a quella viscida di sempre. Ecco il vero (e unico) cattivo della storia. E' pazzo. Un pazzo incurabile, purtroppo. Nessun nosocomio prenderebbe mai in cura il suo caso. E' un uomo perduto. Un uomo, però, che con la sua idiozia vorrebbe condizionare anche gli altri. Ma non me, almeno non più. Io sono andato via. E per quanto lui ieri abbia steso tappeti davanti ai miei piedi e intonato inni al mio nome, io non tornerò indietro. Che vada a farsi fottere, e con lui la sua inutile, vuota, attività. Le sue "porte sempre aperte" non mi incantano. Lui ha bisogno dei miei servigi, ma io non sono lo schiavo di nessuno. Adesso mi toccherà cercare, ancora una volta. Ma prima dovrò recuperare appieno le mie facoltà mentali e cognitive. Rischio il corto circuito, ma forse ho staccato la spina in tempo. Dovrò chiedere scusa al mio istinto, che fin dall'inizio mi diceva di non intraprendere quest'avventura. Dovrò dare una regolata alla mia ragione, coordinarla con le mie reali capacità e attitudini, piuttosto che farmi trascinare dal bisogno atavico e immediato. Dovrò cercare il mio io, nascosto in qualche angolo della mia terra. Dovrò buttare via per sempre la maschera del subalterno, ed assumerne una che più mi compete. Dovrò ritrovare la mia vera maschera, quella fiera, quella che ha caratterizzato gran parte dei miei anni passati, quella che mi ha portato ad essere quello che sono.
E dovrò fare (tutto) in fretta.

sabato 12 luglio 2008

Bivi


Mi ritrovo sempre nella stessa situazione. Un bivio, o più di uno; delle scelte costrette. E' sempre stato questo il mio più grande difetto: il tempo di scelta. Magari dopo aver deciso tutto torna normale, per uno, due, dieci giorni. E poi? Si ricomincia. Nuovi bivi, trivi, crocicchi vari mi si pongono davanti, intersecandosi come fitti rami di un albero. E' la sintesi della mia vita. Al tutto aggiungiamo un pizzico di problemi fisici, che non guastano mai. Caos. Nervi. Delirio. Pensare, ma cosa? A cosa serve se poi non si ha la forza di agire? Cerco ristoro. Due settimane "forse" basteranno. O forse amplificheranno il dolore, l'amarezza. Da sette mesi vivo un'esperienza estenuante. E' incredibile quanto possano far male l'ignoranza e la stupidità. Dipendere da qualcuno che sa poco o nulla è inconcepibile. Una mente caotica come la mia necessita di una ferrea organizzazione, almeno nel lavoro. Ma forse pretendo troppo. La scelta sembra inevitabile, ma le conseguenze non saranno tutte positive. Altro dolore, altri problemi. Non si finisce mai. Cerco di leggermi dentro, le scritte sui muri. Qualcuno avrà pensato bene di tappezzare le mie pareti con carta da parati, color rosso spento, roba da quattro soldi. Non riesco a decifrare le scritte che stanno sotto. Forse dovrei strappare via quelle sozzerie, ma adesso sento mancare le forze. Eccola, è tornata. Madame l'abulia. Una scelta, però, è obbligata. Il croupier attende, e io devo puntare in fretta su una carta. Mi lascerò guidare dall'istinto, sperando che almeno lui riesca a usare la testa. La mia è persa chissà dove, chissà da quanto. Aspetto. Anzi no, devo farlo subito. Domani. No, domani è domenica. Allora lunedì. Sì, lunedì è un buon giorno. Un giorno pieno di aspettative per la settimana che inizia. La carta cambierà il mio futuro, almeno quello immediato. E poi? Altre scelte, ma per adesso mi serve una pausa. Il tempo mi odia e io ricambio. In attesa di nuove attese.