martedì 15 luglio 2008

Maschere


Ho mantenuto la promessa. Ieri, lunedì, giorno X, ho compiuto la mia missione. Domenica prossima chiuderò per l'ultima volta quella dannata saracinesca per aprirne un'altra (chissà dove, chissà quando...). Innanzi tutto sarò un uomo libero. Povero sì, ma libero. Sarà difficile riappropriarsi subito della libertà mentale di un tempo. Ma almeno avrò la possibilità di provarci. Torno ad essere un senzametalibero, piuttosto che un senzametaprigioniero. Ieri ho trovato la forza e il coraggio di affrontare il nemico. Lo scontro però è stato impari. Dopo un mio esordio garbato e amichevole, ho avuto quello che non mi sarei MAI aspettato: un riscontro ancor più garbato e inaspettatamente generoso. Mi sono sentito improvvisamente il cattivo della storia, un visionario che si lamenta per soprusi inesistenti, un folle, un ingrato. Sono andato via con un senso di liberazione, certo, ma anche con un forte smarrimento cerebrale, dovuto al pronostico non azzeccato. Ma stamattina, mio malgrado, ho potuto scoprire che il folle non ero io. Avevo ragione, anzi, di più. Il nemico sembrava sincero nei suoi discorsi di ieri, ma oggi ha confermato tutta la sua idiozia, la sua incompetenza e la sua vigliaccheria. Si è lamentato con la persona a me più cara. Il tutto alle mie spalle, senza curarsi della figura che avrebbe fatto quando lei mi avrebbe raccontato tutto. Ecco la doppia faccia: la maschera buonista e comprensiva di ieri fa posto a quella viscida di sempre. Ecco il vero (e unico) cattivo della storia. E' pazzo. Un pazzo incurabile, purtroppo. Nessun nosocomio prenderebbe mai in cura il suo caso. E' un uomo perduto. Un uomo, però, che con la sua idiozia vorrebbe condizionare anche gli altri. Ma non me, almeno non più. Io sono andato via. E per quanto lui ieri abbia steso tappeti davanti ai miei piedi e intonato inni al mio nome, io non tornerò indietro. Che vada a farsi fottere, e con lui la sua inutile, vuota, attività. Le sue "porte sempre aperte" non mi incantano. Lui ha bisogno dei miei servigi, ma io non sono lo schiavo di nessuno. Adesso mi toccherà cercare, ancora una volta. Ma prima dovrò recuperare appieno le mie facoltà mentali e cognitive. Rischio il corto circuito, ma forse ho staccato la spina in tempo. Dovrò chiedere scusa al mio istinto, che fin dall'inizio mi diceva di non intraprendere quest'avventura. Dovrò dare una regolata alla mia ragione, coordinarla con le mie reali capacità e attitudini, piuttosto che farmi trascinare dal bisogno atavico e immediato. Dovrò cercare il mio io, nascosto in qualche angolo della mia terra. Dovrò buttare via per sempre la maschera del subalterno, ed assumerne una che più mi compete. Dovrò ritrovare la mia vera maschera, quella fiera, quella che ha caratterizzato gran parte dei miei anni passati, quella che mi ha portato ad essere quello che sono.
E dovrò fare (tutto) in fretta.

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