martedì 9 giugno 2009

Angeli, fango e carezze (nella notte senza demoni)

Ieri sera, complice l'assenza di buoni film in TV, sono stato costretto a "consumare" una delle tante videocassette in lista d'attesa, posate (e impolverate) sul ripiano del videoregistratore. Per la precisione ho visionato quella contenente la notte di Fuori Orario del 30 maggio, dedicata (come quella precedente) al regista ispanico Adolfo Arrieta. Notti che inizialmente dovevano essere egualmente divise tra le pellicole dello stesso Arrieta e le pellicole del regista "maledetto" Kenneth Anger; purtroppo quest'ultimo è stato escluso dalla messa in onda per un problema di acquisizione di diritti. Dunque solo Arrieta, pioniere del cinema indipendente spagnolo, autore di pellicole permeate di poesia e accostate, per certi versi, a quelle dell'amico Jean Cocteau. Lunghi silenzi, lunghe pause riflessive, dialoghi striminziti ma fotogrammi incisivi, ne fanno un regista un po' complesso da capire, nonostante l'esile filmografia, ma comunque apprezzabile. Ricorrente il tema degli angeli, che messo in contrapposizione ai demoni di Anger, doveva costituire la tematica essenziale delle omonime notti di Fuori Orario (chissa cosa ne penserebbe Dan Brown...). Alla fine della trasmissione dei tre film di Arrieta come un fulmine a ciel sereno è stato mandato in onda un cortometraggio di tale José Val del Omar, cineasta spagnolo sperimentale, purtroppo poco conosciuto (almeno per me, visto che l'ho sentito nominare ieri sera per la prima volta). Dalle scarsissime notizie che ho potuto ricavare sul web, quasi tutte in lingua spagnola del resto, ho scoperto innanzitutto che Val del Omar è scomparso nel 1982, a causa di un incidente d'auto, ma che fino ad allora era stato uno dei maggiori talenti del cinema iberico. Regista concentrato soprattutto sulla sperimentazione delle immagini, seguendo la sua personalissima tecnica PLAT, Picto-Luminica-Audio-Tattile, con risultati capaci di coinvolgere ogni aspetto della sfera sensoriale. Il corto mandato in onda da Fuori Orario, dal titolo "Acariño galaico (De barro)", Carezza galiziana (di fango), oltre a sconvolgere con sequenze visive fortemente "sensoriali", ricorda molto da vicino certo cinema surrealista, soprattutto del primo Buñuel ("Un chien andalou"). Colpiscono le immagini in negativo, la sequenza col primo piano di un occhio che si guarda intorno, il ricorrere della pietra, possente e inquietante, soprattutto sotto forma di effigi ed edifici religiosi, che assorbe pian piano anche gli uomini, incapaci di resistere. Riesce nell'intento della visione tattile, dunque, alla mescola dei suoni secchi e martellanti che formano con le immagini un mix suggestivo. Il tutto in un clima squisitamente onirico, che ricorda ancora l'avanguardia surrealista. Il film è stato realizzato a più riprese, a partire dal 1961, e mai concluso dal Val del Omar. Il merito di ricostruirlo e completarlo va a Javier Codesal, della Filmoteca de Andalucía, che ha recuperato e montato riprese e suoni, secondo le indicazioni che Val del Omar aveva profilato prima della morte improvvisa. Alcuni siti e blog spagnoli riportano un commento originale e sintetico dello stesso regista su "Acariño galaico" (lascio a voi la traduzione...) :

«Vinimos por el agua – nos hicieron de barro.
El fuego de la vida – nos va secando.
Pasamos la pasión – que nos consume la savia – de la risa y el llanto.
Y al final quedamos – sin gesto – aprisionados.»

[José Val del Omar]

Un'opera dunque che merita pienamente di essere vista e analizzata, e fortunatamente abbiamo la possibilità di farlo anche grazie a YouTube, che la contiene per intero in tre videoclip. Io le ho accorpate in una playlist, per poterla inserire qui in un'unica soluzione. (Buona visione). Per saperne di più, essendo le pagine italiane del web poverissime di notizie su questo originalissimo cineasta, potete consultare un sito ufficiale abbastanza fornito, www.valdelomar.com, scritto in spagnolo e inglese.


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